domenica 16 dicembre 2012
Lorenzo Valloreja presenta il libro: "Passione Angolana"
Grande successo ieri sera, nel rinnovato museo Ex Manifattura – Tabacchi di Città Sant’Angelo, per la presentazione al pubblico del libro Passione Angolana - "Storia inedita di lotte e intrighi per la sopravvivenza e il potere a Città Sant'Angelo, in Abruzzo Ulteriore, tra il XIII ed il XIX secolo". In centocinquanta sono accorsi per ascoltare dalla viva voce dell’autore il sunto di quest’opera. Dopo i saluti del Sindaco di Città Sant’Angelo Gabriele Florindi, dell’Assessore alla Cultura, Raffaella Graziani, e di Rocco Finocchio in rappresentanza della BCC di Cappelle sul Tavo, Lorenzo Valloreja, autore dell’opera e i cui antenati nel 1600 vivevano a Città Sant’Angelo, ha letteralmente incantato la folla con un esposizione puntuale e viva, arricchita anche dall’illustrazione di numerosissime tavole PowerPoint. L’esposizione è durata un’ora e dieci minuti circa e nonostante questo il pubblico è rimasto nella totalità seduto ed attento. Ma quali sono le caratteristiche di questo libro che sembra da subito aver riscosso così tanto successo? Certo “Passione Angolana” non è il primo testo su Città Sant’Angelo, anzi va ad arricchire la già copiosissima bibliografia sull’argomento ma a differenza di tutti gli altri testi è il primo volume scritto seguendo in un certo qual modo la tradizione de “les Annales”, ovvero la storiografia sociale che non parte dall’osservazione dei grandi eventi ma dalla vita dei singoli, dalle microstorie di ognuno di noi che costituiscono le unità di un più grande quadro che è la vita. A tal riguardo Valloreja nel parlare del proprio lavoro ha esordito dicendo: Se osserviamo le grandi piramidi pensiamo immediatamente al Faraone che le fece edificare, ma non ci interroghiamo mai sui volti degli operai che le realizzarono, ne tanto meno ci chiediamo chi siano stati gli architetti che le progettarono … eppure i veri protagonisti di quelle opere monumentali furono proprio gli operai ed i progettisti che vi lavoravano, similarmente, con quest’opera ho voluto dare voci, aspetti e sostanza a tutti quei personaggi che operarono nel buio ma che furono i veri artefici della storia angolana Per fare questo il dottor Valloreja ha usato per il 90% della stesura dell’opera solo materiale archivistico inedito. Sono occorsi così 10 anni di ricerche negli archivi di Stato di Napoli, Teramo e Pescara, per analizzare il corposo Catasto Onciario, gli atti notarili tra il 1500 e il 1800, i documenti delle intendenze francesi, unitamente ad un lavoro certosino presso gli archivi capitolari di Città Sant’Angelo ed Atri esplorando in essi lo Stato delle Anime, gli atti di Battesimo, così come quelli di Matrimonio e Morte tra il 1650 ed 1740, non trascurando l’Archivio Diocesano di Penne dove è stato studiato il Sinodo del 1681. Secondo Valloreja, la storia verosimile (non vera, perché la verità non esiste in quanto non possiamo mai garantire sulla bontà di una fonte per quanto essa possa essere autorevole ed contemporanea rispetto all’oggetto della nostra informazione) quella con la V maiuscola è fatta solo se la si attinge alle fonti originarie e non ad uno sterile rimando agli autori precedenti. Quando non accade questo la storia diventa mero strumento di potere e propaganda, come anche è accaduto nel periodo postrisorgimentale. Diverse sono le novità che smontano completamente l’aspetto aulico su quanto si conoscesse su Città Sant’Angelo e che ne danno, forse, una nuova luce, un aspetto più umano. Il sottotitolo, infatti, di Passione Angolana recita: << Storia inedita di lotte ed intrighi per la sopravvivenza ed il potere a Città Sant’Angelo, in Abruzzo Ulteriore, tra il XIII ed il XIX secolo. Una storia quindi ricca di molte ombre e brutture ma che nulla toglie al valore morale e sociale delle istituzioni da essa sorte. Tra le novità che saltano all’occhio attento del lettore si viene a sapere che a Città Sant’Angelo c’erano dei pubblici fondachi dove venivano vendute merci comprate anche nei balcani. La città aveva delle fiere molto importanti, manifestazioni queste tutelate da un proprio Mastrogiurato e valorizzate da una piccola comuntà ebraica ivi residente, della quale conosciamo oggi alcuni cognomi dei componenti. Ma non solo, Passione Angolana ha messo in luce di come la Collegiata di San Michele Arcangelo fosse strumento della propria Università (Municipio) per tutelarsi dalle angherie del feudatario di turno, Collegiata che dall’Università fu fondata anche con un atto illegittimo in quanto il Re dell’epoca non diede mai il proprio assenso. Sempre da questo testo veniamo a sapere di come venivano dati i pubblici incarichi ad alcuni e lesinati ad altri, di come vivessero miseramente i contadini, ma soprattutto di come, in talune parti d’Europa, ivi compreso l’Abruzzo, il medioevo perdurasse fino all’arrivo dei napoleonidi. Un libro che arriva a tracciare nuovi scenari anche rispetto alle rivolte carbonare del 1814 … ma su quest’ultimo argomento Valloreja ha promesso di stampare, con la stessa precisione e ricchezza documentale, un ulteriore volume per il 2014. In tal caso staremo a vedere.
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