lunedì 15 dicembre 2008

Notizie- Pescara Il Sindaco di Pescara D'Alfonso arrestato. La legittimità dei cattivi pensieri


Incredibile, anzi no. Il sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso riceve una notifica di stato di fermo insieme al suo braccio destro Guido Dezio e all'imprenditore De Cesaris. Capo d'imputazione: concussione in merito a degli appalti cimiteriali.

La questione era stata già sollevata in passato dal centro-destra, che aveva inoltrato alle autorità competenti una denuncia, una delle tante che l'opposizione ha inviato contro il primo cittadino.

La notizia dell'arresto di D'Alfonso, a cui è stato risparmiato il carcere, e si trova agli arresti domiciliari, dovrebbe essere clamorosa. E invece no, o almeno, sorprende solo fino ad un certo punto.

Concretizzatasi solo ieri notte, quando gli uomini della squadra mobile del comandante Zupo si sono presentati di fronte a casa del Primo Cittadino per notificargli lo stato di fermo, era nell'aria già da una settimana, o forse anche di più, per i diretti interessati e per una ristretta cerchia di politici che ne erano a conoscenza.

E' emerso, tutto in un colpo, che D'Alfonso si sarebbe dimesso già da una settimana, e che solo ieri avrebbe resa nota la cosa. Le sue dimissioni riguarderebbero sia il suo incarico in Comune che quello di coordinatore regionale del Partito Democratico.

Si è fatta passare la notizia con una tempistica volta a non turbare il risultato delle elezioni, e si è pensato di ratificare il tutto poco prima di mezzanotte, quando il neoeletto presidente della regione Chiodi stava festeggiando ancora.

Lo stesso Chiodi è rimasto attonito dopo aver appreso la notizia e sembra avere assorbito male il colpo: "Non perde solo il Pd con questa vicenda" ha affermato a caldo, "Perde tutto il mondo politico abruzzese, che ha un danno di immagine enorme".

Già da tempo, infatti, gli abruzzesi sono rimasti sconcertati dalle precedenti indagini su Cantagallo (sindaco di Montesilvano, una città di 50 000 abitanti alle porte di Pescara) e su Del Turco, politico di caratura nazionale e presidente della Regione che, colpito dalle notifiche giudiziarie, si è dovuto dimettere dall'incarico di presidente della giunta regionale, rendendo possibili così le elezioni del 14 e 15 Dicembre.

Gli Abruzzesi hanno sì concesso il loro favore alla fazione non coinvolta nello scandalo, ovvero il centro-destra, ma c'è stata una affluenza minore alle urne del 15-20% che viene interpretata da alcuni come un fisiologico senso di disgusto per la politica.

Un sindaco con la passione per gli appalti

I cattivi pensieri sono legittimi quando un sindaco prosciuga le finanze comunali e contrae un debito di almeno 160 milioni di euro che gravano sui cittadini solo per rifare i marciapiedi e l'arredo urbano.
La cittadinanza pescarese, come il resto d'Italia, affronta altri problemi gravi dovuti:

- Alla situazione di grave indigenza di alcuni
- Ad un disagio forte dei quartieri periferici
- Alle difficoltà dei pescatori in un porto senza infrastrutture da cui fuggono le compagnie dei traghetti per i viaggiatori.
- Alla mancanza di sbocchi occupazionali per i giovani.

e ci si chiede:

L'amore per le opere pubbliche è dovuta ad una mania estetica? O ci sono altre simpatie che legano il sindaco ai costruttori?

Ma andiamo con ordine


La questione morale nel Pd

Che il centrosinistra avesse raccolto il fior fiore della "buona politica" in Abruzzo era ormai chiaro: prima Cantagallo, poi Del Turco, nel mezzo e dopo le 24 denunce ricevute da D'Alfonso durante il suo primo mandato e i primi mesi del secondo mandato da Sindaco di Pescara. Tre moschettieri (due della Margherita, uno dello Sdi) che, confluendo nel Pd, hanno dato il loro contributo alla "questione morale" che adesso Veltroni non può più ignorare.

Il Leader del Partito Democratico Veltroni riceve nello stesso arco di tempo una doppia mazzata: la notizia della sconfitta alle elezioni abruzzesi e l'arresto dell'astro nascente ed ex enfant prodige Luciano D'Alfonso.

La grande avventura di D'Alfonso, enfant prodige della politica abruzzese

I cattivi sospetti erano leciti, e sono venuti dal primo passo che D'Alfonso ha compiuto quando è entrato nel Palazzo di Città: dopo poche ore dalla sua prima elezione a sindaco, col colletto ancora sporco dello spumante con cui aveva festeggiato, D'Alfonso firmò la concessione di una borsa di studio del comune ad una ragazza senza che si fosse nemmeno riunita l'apposita commissione.

Era il primo chiaro segno di ciò che sarebbe stata la sua amministrazione. Poco tempo dopo, infatti, D'Alfonso cercò di far passare in consiglio comunale una disposizione grazie alla quale si vendevano dei terreni attigui al porto a favore del costruttore Di Properzio.

Ci fu chi, nel centro-destra, fece stimare il valore reale dei terreni ed emerse che il Sindaco stava svendendo per pochi soldi quei terreni. Cosa lo spingeva ad essere così buono nei confronti di Di Properzio?
Primo cattivo pensiero.
Il bello fu ciò che avvenne in sede di consiglio comunale: contro la vendita dei terreni votò non solo il centrodestra, ma anche gli alleati della sua stessa maggioranza.

D'Alfonso, col capo chino, ammise: è la vittoria della democrazia.

Si iniziò a capire che aria tirava. Ciò che avvenne in quei primi mesi fu evidente: D'Alfonso, prosciugò, da subito, le casse comunali, mentre si attendevano altri fondi per rimpinguarle: milioni di euro solo per rifare il manto d'asfalto sul territorio di Pescara.

I lavori di ristrutturazione di via Nicola Fabrizi con il rifacimento della pavimentazione d'asfalto ripetuta un numero incredibile di volte, rimasero impresse nella mente di molti.

La città di Pescara, sebbene fosse già allora una città discretamente curata e moderna, subì un pesante restyling: una miriade di gare d'appalto che riguardarono però nella maggior parte dei casi, solo il centro cittadino.
Solo mano a mano, negli ultimi anni, si è passati a prendere in considerazione la zona sud di Portanuova.

Strade nuove, semafori che scomparivano per far posto a un numero incredibile di rotonde, marciapedi pubblici rifatti con elegantissimi fari che sbucano da sotto terra, il centro cittadino, quello del passeggio del fine settimana, rimodernato, talvolta anche con dubbio gusto ma con un senso dello sfarzo proprio solo di posti come Montecarlo o Dubai.

"Da dove verranno fuori tutti questi soldi che il comune paga alle imprese edili?" ci si chiese

Fu presto detto: debiti.
Debiti che qualcuno quantificò in 160 milioni di euro, che il comune pensò bene di ripagare con un mutuo di diverse decine di anni.

Non contenta, la giunta regionale pensò di stipulare il mutuo con gli swap, che sono una sorta di gioco d'azzardo sugli interessi debitori, secondo il quale se si vince gli interessi si riducono, se si perde aumentano.

In pratica il comune ha giocato e gioca coi soldi dei cittadini.

La smania dei restauri, che però non ha mai toccato le zone che veramente ne avevano bisogno, ovvero le periferie, non è finita col primo mandato.

D'Alfonso rieletto
E' stato rieletto grazie anche ad una opposizione inetta e masochista, che non ha saputo nemmeno organizzare una campagna elettorale degna di questo nome.

D'Alfonso, è una persona elegante, giovane, e può vantare di essere stato Presidente della provincia di Pescara a soli 28 anni. E' inevitabile una sua rielezione con ampio margine di voti, negli stessi giorni in cui il Partito Democratico di cui fa parte perde la faccia e i consensi e fa posto al nuovo e ultimo (in ordine di tempo) governo Berlusconi .

La musica, dopo il secondo mandato, pero', non cambia

Ancora appalti, donazioni elargite da imprenditori pii che si materializzano in opere pubbliche: l'ultima realizzazione in ordine di tempo è proprio il monumento di Toyo Ito in Piazza della Rinascita, il punto di incontro dei cittadini pescaresi, col suo ampio spazio pedonale, e per questo denominata Piazza Salotto.
L'inaugurazione c'è stata proprio Domenica 14 Dicembre, un tacito escamotage elettorale che furbescamente è coinciso con la data della votazioni.

E ancora ci si chiede:

Che interesse hanno gli imprenditori a finanziare gratuitamente, con ingenti somme di denaro, opere pubbliche per la città di Pescara? Cosa c'è dietro?


Multe a go-go
D'Alfonso spende. Ma ha un alleato che lo aiuta a far quadrare i conti: è il comandante della polizia municipale Ernesto Grippo, che solo in apparenza è uno sceriffo inflessibile.

Quando infatti gli viene registrata una multa dalla polizia stradale, non la prende proprio bene e fa ricorso verso il provvedimento. Non è proprio un esempio edificante per il capo dei vigili.

La Santa Alleanza tra D'Alfonso e Grippo

Ma ciò che fa del capo dei vigili un prezioso collaboratore del Primo Cittadino è la volontà di accontentare d'Alfonso con una Santa Alleanza.

Il sindaco gli fa dono di una sede nuova di zecca, e Grippo si mette all'opera alacremente: Pescara, città di automobilisti indisciplinati, è facile preda di pattuglie di vigili che vengono rimpinguate con nuove assunzioni, perchè c'è una nuova guerra da combattere: quella delle multe.

7 milioni di euro all'anno di multe sono un bottino niente male che aiutano il Comune a far fronte alle spese grandi e piccole di ogni giorno.

I volantini proibiti

Ma i giorni di primavera che mostrano come Grippo non faccia l'integerrimo per spirito di servizio, ma per fare cassa, è il periodo elettorale: una legge ha proibito il volantinaggio sulle automobili, e i vigili si appostano, talvolta addirittura nascondendosi dietro l'angolo della strada, per elevare multe salate contro chi svolge tale prassi pubblicitaria.

Arrivano le elezioni, e il primo politico che di persona, va a mettere i volantini sulle macchine, chi è? Proprio Luciano D'Alfonso.
Poco tempo prima i vigili avevano multato gli studenti che mettevano fogli di carta incollati agli alberi attigui all'università per vendere i libri usati.

Tanta intransigenza, ma poi, nei quindici -venti giorni prima delle elezioni, le macchine vengono riempite di cartacce infilate sotto i tergicristalli, le strade rimangono sporche per i troppi volantini, c'è un numero incredibile di cartelloni elettorali posti dovunque.

Ebbene, i vigili per i volantini dei politici non si mobilitano, non si vedono, nessuno interviene. La legge a Pescara non è uguale per tutti , e questo episodio, per quanto marginale, fa capire che l'attività di multe dei vigili urbani non è stata ispirata poi da principi così nobili. Per chi conta, si fa uno strappo alla regola. Chi non conta niente, come un semplice commerciante, può benissimo pagare una o più multe salate al comune, che deve fare cassa.


Il Record di denunce e l'arresto

Nel frattempo lo score delle denunce pendenti a carico di D'Alfonso sale a 24, il suo dipendente Guido Dezio finisce sotto inchiesta, ma una fuga di notizie gli permette di saperlo con largo anticipo. La notizia delle indagini appare qualche giorno prima su un giornale locale.

Pensare male è lecito: cosa si nasconde dietro la smania di questo sindaco di rifare buona parte della città, questa ansia di compiere lavori pubblici anche inutili, come il ponte pedonale sul mare (ancora in fase di costruzione) e il restauro dell'Aurum?

L'Aurum è una vecchia fabbrica dismessa, dall'aspetto vagamente monumentale: il suo restauro è costato più di nove milioni di euro, che sono serviti non solo per il restauro, ma anche per la festa di re-inaugurazione in cui si sono utilizzati costosi fuochi d'artificio. In quella occasione è stato invitato sindaco di Barcellona, che ha soggiornato col suo entourage a spese dei pescaresi, per vedere una vecchia fabbrica riadattata a centro culturale.

Un centro culturale, che, si stima, costerà ai pescaresi un milione di euro all'anno solo per la sua gestione.

L'arresto di D'Alfonso arriva dopo ben sei anni in cui a Pescara se ne sono viste delle belle.

Ora la magistratura e le forze di polizia facciano tranquillamente il proprio lavoro: solamente i tribunali potranno stabilire la verità ufficiale.
Nel frattempo anche i normali cittadini ipotizzano, nei loro discorsi informali, reati gravi e reiterati, e non potrebbe essere altrimenti.
Guai se non fosse consentito: ci troveremmo, in quel caso, sotto una dittatura.



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