Ci sono dottrine, in economia, promosse esclusivamente per il bene dei datori di lavoro, dei ricchi, dei loro interessi. Si creano miti aziendali, si forgiano i sottoposti con una mentalità aziendalistica e dogmatica e c'è sempre qualcuno che , in buona fede,cade nella trappola.
Alcuni professori universitari, le unioni degli industriali, alcuni giornali e riviste spingono verso questa visione ristretta del mondo.
Per carità, chi vi scrive, senza pretender di saperla lunga, è contro anche quella forma di assistenzialismo che presuppone che il lavoratore sia quasi un mezzo deficiente, incapace di guardare e agire in nome del proprio interesse, e di trovare lavoro e benessere con lo studio, l'impegno e l'intraprendenza.
In sintesi, non sono, dunque, dalla parte di:
1 colui chi scrive, in alcuni giornali di economia, facendocapire che il personale da licenziare è solo un ingombro e una accozzaglia di rompiscatole, nemico della produzione e dell'attivo di bilancio
ma nemmeno dalla parte di:
2 chi si sfoga con vittimismo, arringa la folla, fa della demagogia e dello statalismo il suo pane.
Premesso questo, ritengo che
il lavoro interinale ed i contratti a tempo sono delle enormi sciocchezze, e sono solo delle scuse per fare l'interesse dei ricchi, che si devono arricchire sempre di più a danno delle masse.
Il lavoro a tempo dovrebbe essere abolito, e dovrebbero rimanere
soltanto i contratti di prova e di formazione
Anche lo stato deve smettere di stipulare contratti a tempo.
Ovviamente, anche io, se fossi un datore di lavoro, metterei il lavoratore in prova, perchè se non ha voglia di lavorare, o non ha i requisiti necessari, non lo assumo.
Quanto ci vuole per imparare un lavoro?
un mese, tre mesi, sei mesi a seconda del caso?
Si stabiliscano dei tempi precisi, (sempre parlando di mesi, non di anni) dopodichè o si assume il lavoratore, o lo si caccia in via definitiva.
Non me la danno a bere: "la flessibilità aiuta l'economia".
No
La flessibilità aiuta soltanto l'economia di chi ha tanto e vuole sempre di più.
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