giovedì 23 dicembre 2010

Edoardo Bennato - E' goal!

Pescara conquista anche gli istituti di rating: un voto alto all'affidabilità del capoluogo adriatico

(Pubblicato su Abruzzoblog.it)
Gli investitori possono stare tranquilli: Pescara è un partner affidabile in affari secondo quanto riportato dall'agenzia Fitch, il cui ruolo è quello di valutare la capacità di far fronte ai propri debiti da parte di aziende e istituzioni pubbliche. Pescara è considerata, con il suo "A+", agli stessi livelli di New York e della California, di Valencia e di alcune città del Nord Italia, tra cui Torino. Tra i principali parametri presi in esame dagli esperti vi sono il grado di indebitamento, i vari tipi di esposizioni debitorie, l'organizzazione interna, il livello di tecnologia e l'impiego di risorse economiche per sostenere il personale.

L'assessore alle finanze Eugenio Seccia si è detto fiero dei risultati acquisiti: «Pescara primeggia tra le città italiane e risulta uno dei partner pubblici più affidabili; chi deve ricevere compensi per un servizio svolto per conto di una municipalità simile alla nostra (costruzione di edifici, manutenzione delle strade, servizi vari) viene in genere pagato interamente e in tempi brevi».

A fare eco alle parole di Seccia c'è il suo collega nonchè assessore ai tributi Massimo Filippello: «In questa valutazione non è stato inserito un altro segno della nostra efficienza: abbiamo infatti intensificato gli accertamenti su Ici e Tarsu senza alzare le spese per i cittadini. Il risultato è che adesso abbiamo il 56% in più di entrate su tali imposte».


Parole entusiastiche per il lavoro svolto sono giunte dai dirigenti comunali Stefano Ilari e Renato Ranieri, che hanno ricordato che tali risultati incoraggianti giungono nonostante la sentenza sulla controversia tra Enel e Pescara-gas (società gestita dal Comune), che ha condannato quest'ultima a versare 15 milioni di euro all'Ente per l'Energia Elettrica.


Insomma, gli spettri del debito pubblico sembrerebbero appartenere al passato nel capoluogo adriatico, almeno in base a quanto dicono i dirigenti comunali, i quali assicurano che anche le pendenze derivanti dalla scorsa gestione sono appianate e ormai assorbite nelle voci di spesa del bilancio.
Andrea Russo

mercoledì 22 dicembre 2010

I video del giorno



martedì 21 dicembre 2010

Ndccio - Signurì e Sotto alla capanna



Viaggio nell'Abruzzo della crisi: la zona industriale come cartina di tornasole

(Pubblicato su Abruzzoblog.it)

Nell'arco di circa 70 chilometri, sulla parte est dell'Abruzzo contiamo gran parte delle risorse industriali regionali. Numerosi sono i distretti presenti in quel lembo di territorio.

Proviamo ad enunciarne qualcuno: l'area metropolitana Pescara-Chieti, in cui, senza interruzione, si fondono le risorse produttive dei due capoluoghi, quello di Giulianova-Teramo a nord e quelli di Miglianico e Lanciano a sud. Ovviamente è una mappa tutt'altro che esaustiva del nostro panorama industriale, ma il campione riportato funge da esempio per alcune considerazioni. Non c'è bisogno di un esperto di statistica e di economia.

Anzi, purtroppo a malincuore, bisogna rilevare come le statistiche siano spesso fuorvianti, perchè non si è tenuto conto di alcuni fattori. Più rozzo come metodo di analisi, meno dettagliata, ma quasi sempre più probante è una semplice indagine visiva sui temi da trattare. Se 3 anni fa a Chieti erano attivi almeno 4 insediamenti industriali in più, con centinaia di dipendenti, adesso quelle stesse strutture hanno chiuso i battenti, lasciando come ricordo vecchi striscioni e volantini sindacali, testimonianze dell'ultimo estremo tentativo di salvataggio di una realtà che si scontra contro la globalizzazione, in cui (sia pur lodevoli) novelli Don Chisciotte hanno gettato acqua dai pontili con i secchi mentre la nave affondava.

Anche a Giulianova rimangono spesso solo i capannoni. Nessuna attività. Tubi, cavi e lastre di cemento parcheggiati lì chissà da quanto tempo. Con la lira qualche investitore straniero si arrischiava ancora a investire in Abruzzo, perchè i salari erano leggermente più bassi di altri Paesi europei.

Con l'avvento della moneta pesante questo piccolo vantaggio è scomparso. La crisi del 2008 ha dato l'ultima spallata a imprese già moribonde, e gli sguardi degli imprenditori locali guardano ai balcani. Non a caso, in occasione della visita dell'ex sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso a Spalato, furono molti gli industriali italiani al seguito.

L'ex Jugoslavia, insieme a distretti come quello di Timisoara in Romania, fanno intravedere la possibilità di avere manodopera sottopagata anche per gli standard locali. Spesso, però, tali operai sono poco diligenti, hanno poca voglia di lavorare o semplicemente sono scoraggiati dai salari troppo bassi.

C'è chi allora pensa già di trasferirsi con la propria impresa nella ancora più misera Moldova. Intanto gli abruzzesi guardano impotenti l'involuzione in atto, chiusi spesso in un presente di risparmio e di tutela di quanto accumulato in passato.
Andrea Russo

martedì 7 dicembre 2010