sabato 31 ottobre 2009

Kings of Convenience - Mrs Cold


Segnalo un pezzo notevole che circola attualmente anche nelle radio italiane. Mrs Cold è un brano riconoscibilmente dei Kings of Convenience, ma molto vicino, nello stile, a Simon e Garfunkel.


I Kings of convenience, Norvegesi di Bergen dai nomi per noi italiani impronunciabili, hanno ormai un certo seguito anche nel Belpaese, da quando, nel 2004, iniziarono a circolare i loro primi video.

Nelle loro canzoni, nonostante non siano più giovanissimi, ricorrono spesso i temi dell'amore e dell'amicizia trattati con pudicizia da teen ager.

Tipicamente nordeuropei sono sia il modo di cantare, misurato e senza grida, che i testi

Cantano di amori platonici o quasi, gestiti ancora con una mentalità adolescente. L'incomunicabilità, il piacere di parlare espressamente di qualcosa che deve restare tra le righe, è una componente caratteristica delle loro composizioni.

Si tratta di un duo prevalentemente acustico, come i già citati Simon e Garfunkel, gli anglo-americani America (che però sono in tre) e i Turin Brakes (letteralmente: "I freni di Torino").

Il nome dei Kings of Convenience (I re della convenienza) nacque dall'esigenza di trovarsi presto un nome per presentarsi ad alcuni festivals londinesi. Amici e uniti dalla musica fin dalla prima adolescenza, Erlend Øye e Eirik Glambek Bøe sono al loro quinto disco, uscito il 25 Settembre, dal Titolo Declaration of dependence (Dichiarazione di dipendenza).

Tra i due, il più "artista" come carattere è Erlend, anticonformista ed estroso, anche nelle battute. Eirik invece è una persona composta; è uno che ai tempi della scuola era il classico primo della classe. Ha come consorte una bellissima modella, che appare anche in alcuni loro video. Erlend si espone di più, e confida che lui vorrbbe cercare un metodo di composizione più collaborativo col compagno, mentre l'altro vuole creare le canzoni da solo e poi lavorarci su assieme.


Nell'ultimo disco, il pezzo "Boat behind" è stato scritto durante le prove di un loro concerto a Bari.


I Kings of Convenience amano l'Italia, e ultimamente hanno preso ad andarci sempre più spesso, anche per trovare la calma di scrivere i loro pezzi. Vanno volentieri a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, dove hanno registrato metà del loro nuovo disco. E' sempre interessante, affermano, confrontarsi con una cultura diversa come la nostra, e stanno imparando qualcosa di più su di noi, cogliendo qualche sfumatura che prima sfuggiva.
***

Mrs Cold, storia di un amore mai sbocciato, per la paura infantile di lei di esporsi.




Cenerutolo - Favola da bar


Tratto da "Bar Sport".Omaggio allo scrittore Stefano Benni

C'era una volta un bar-bene.
Ai tavoli bene sedeva gente-bene, bevendo grandi bicchieroni di roba verde con una fetta d'arancio. I visi erano abbronzati, le giacche cascavano bene, c'era un buon profumo di dopobarba, sali da bagno e borse di coccodrillo. I camerieri avevano la giacca bianca, basette ben tagliate e un sorriso luminoso, ma rispettoso delle distanze. Si chiamavano Toni, Rufus e Luis.
Unica nota stonata, in questo bar-bene, era un camerierino piccolo e modesto, che veniva da Trapani e si chiamava Cenerutolo Antonio. Cenerutolo non aveva la giacchetta bianca, solo un grembiule unto e bisunto, con la scritta Margarina Gradina, i sandali ai piedi e in testa un berretto di carta da pacchi. Per il suo misero aspetto il padrone del bar, Ottavio, non voleva che si facesse vedere dai clienti.
-Cenerutolo- gli diceva - Tu sei uno sguattero. Non puoi fare il cameriere, non hai la presenza. Metti gli stecchini nelle olive. Metti il salmone nelle tartine. Sgura il secchiaio. Lava i cucchiaini. E così via.Cenerutolo, che era molto buono, faceva tutto ciò che gli si diceva, per 35.000 lire al mese, due pasti al giorno e un materasso tra le casse di birra. Lavorava contento e cantava "Core ingrato" con bella voce già tenorile, e tutti i passeri e le rondinelle volavano incantati a sentirlo e lasciavano un obolo.
Toni, Rufus e Luis lo prendevano un po' in giro, e si divertivano a schizzarlo col sifone del selz e a strappargli i peli delle sopracciglia, che aveva folte e nere, per riempire i vuoti dei loro baffi.
Ma Cenerutolo lasciava fare. Anzi, voleva bene a Toni, Rufus e Luis, perchè erano eleganti e portavano tanti bicchieri tra le dita. Ah, come avrebbe voluto anche lui versare una Coca-cola nel bicchiere di quelle signore, e avere una bella giacca bianca con la tasca piena di tappi.
Ma la voce di Ottavio lo destava dai suoi sogni.
Cenerutolo aveva solo tre amici, con cui divideva lo sgabuzzino delle casse di birra. Due erano topini, di quelli che frequentano i bidoni dei rifiuti. Erano topini molto graziosi. Uno si chiamava Cavicchi, pesava venticinque chili e gli dava una mano nei lavori pesanti. L'altro si chiamava Emanuele, era un topo molto istruito e studiava per dare l'esame di cavia e sistemarsi alla facoltà di Biologia.
Con loro Cenerutolo passava lunghe ore parlando di calcio e di donne, con la testa dentro a un buco del muro.
L'altro amico di Cenerutolo era il Tre-uno Tre-uno, che lui sentiva tutti i giorni alla radio e che lo commuoveva fino alle lacrime.
La notte, sognava Cavallina che lo teneva sulle gnocchia e gli raccontava delle bellissime storie. Un bel giorno, al bar-bene, fu organizzato un cocktail-party in smoking, con barbecue, grill service, hot dog, whisky and sour e dopo un salto al bowling.
C'era tutta la crema della città, con una ciliegina in cima. La ciliegina era la principessa Sperelli, figlia del Re dell'Acciaio e della Regina della Ghisa, con un nonno magnate dello stagno, una sorella cassaforte e un fratello magro come un chiodo. La principessa Sperelli aveva sedici anni,un volto angelico e alle spalle una laurea in lingue e nove aborti. Aveva avuto tutto dalla vita, ma si annoiava. I più bei partiti della città si prosternavano ai suoi piedi, ma lei li respingeva.
In quel cocktail, la principessa avrebbe scelto l'uomo della sua vita. Per questo tutta la città era in fermento, sarti, parrucchieri e saune erano stracolmi, le lampade a quarzo ronzavano, i massaggiatori massaggiavano e si ripassava il francese.
Nel bar-bene, quella sera, c'era quindi una grande agitazione.
Ottavio balzava qua e là disseminando portacenere, Toni si pettinava le basette, Rufus arricciava i baffi col coltellino da burro,Luis si imbrillantinava la testa con gelatina di Sevilla Marmalade. Cenerutolo spiava i preparativi nascosto dietro tre piani di piatti, mentre Cavicchi gli passava il Vim.
-Ah-, sospirò -se potessi servire ai tavoli!-
-Ti ho sentito!- gridò subito Ottavio. - Per carità, non ti devi far vedere, che figura ci faccio! fila dentro la ghiacciaia!-
E lo chiuse tra i prosciutti. Cenerutolo stette buono buono a sentire il rombo delle Honda che arrivavano, i gioielli che schinchiccheravano, le ventate di Guerlain che riempivano l'aria, e risate, e "Quando calienta el sol". Allora una lacrima scese sul suo sopracciglio ghiacciato, perchè Cenerutolo s'era abituato a piangere all'insù per non sporcare per terra. Ed ecco che accadde dell'incredibile. La radio si accese da sola, per magia, e la voce di Cavallina disse:
-Si è rivolto a noi un cameriere di Trapani, Antonio Cenerutolo. E' un caso molto umano. Cenerutolo, mi sente?-
-Si dottore-, disse Cenerutolo, emozionato
-Lei, se non sbaglio, avrbbe un grande desiderio. Servire ai tavoli del cocktail Sperelli.-
-Si, dottore-
-Abbiamo qui, in qualità d'esperto, il presidente dell'associzione nazionale barman, Torelli. Gli cedo il microfono.
-Mi sente, Cenerutolo?- Disse il presidente
-Dove si trova adesso?-
-In ghiacciaia-
- Bene: dica tre volte: tutto va meglio, con Coca-cola, chiuda gli occhi e conti fino a dieci.
- Sì dottore: uno, due, tre, quattro.
- Allora, Cenerutolo?
Cenerutolo aprì gli occhi e... prodigio! Ai suoi piedi, uno smoking di raso azzurro, dono dei lettori del "Radiocorriere", e Cavicchi ed Emanuele trasformati in portasigarette.
- Grazie, grazie, dottore- disse Cenerutolo.Ma la radio, sempre come per magia, trasmetteva il bollettino delle maree.


Il cocktail era nel suo pieno, ma Ottavio non era contento. La principessa Sperelli non consumava. Invano Rufus, Luis e Toni volteggiavano come farfalle intorno al suo tavolo. La bella aveva mangiato appena mezza oliva, di malavoglia. Chiese un bicchiere d'acqua minerale, bevve un sorso, e disse che era troppo gasata. Gliene portarono un altro, ma disse che era poco gasata. Ottavio piangeva disperato.
Fu in quel momento che, a fondo sala, apparve Cenerutolo azzurro, lindo e impeccabile.Un mormorio percorse la sala.
- Chi è quel maitre?- dissero i signori-bene sottovoce
-Non s'è mai visto-.
-Che portamento, che stile- dissero le signore-bene. Deve essere inglese-.
Cenerutolo si avvicinò al tavolo della Sperelli. In una mano aveva un bicchiere d'acqua semplice e in un'altra un calice pieno di bollicine.
- Due grazie disse la principessina illuminandosi; e tracannò la minerale sotto lo sguardo ammirato dei presenti.
-Questo è servizio- disse il Re dell'Acciaio.
- Parbleu- fecero eco tutti i presenti, molti de quali a bocca piena.
Poco dopo la principessina prese un cucchiaio e tra lo stupore generale si mise a battere sul bicchiere urlando: - Cameriere, cameriere!- Cenerutolo guizzò tra i tavoli e disse:
- Desidera?-
-Sei panini con prosciutto cotto- disse la Sperelli.-
Ma cosa succede? E' impazzita?- bofonchiò il Re del'Acciaio.
-Lasciala fare, lasciala fare- disse la Regina della Ghisa, che la sapeva lunga.
Di lì in poi, la principessa e Cenerutolo furono inseparabili per tutta la sera. Lui le tagliò l'ananas, la consigliò sullo champagne, le smacchiò una manica. Lei rideva, scherzava, rideva e mangiava come un bufalo. Alla fine la sentirono anche fare un rutto e ordinare del coniglio in salmì.
-Ma insomma, disse il Re dell'Acciaio, ma che figura ci fa fare!-
-Son ragazzi, son ragazzi, disse la Regina della Ghisa, che la sapeva lunga-
-Voglio una minestra di fagioli- urlò la Sperelli a que punto, tra l'indignazione generale.
-Ferma, ferma!- disse Ottavio, ma Cenerutolo era già sul posto con una scodella fumante.
-La minestra di fagioli a mezzanotte- osservò la Regina della Ghisa
-Cara, ma perchè non ti controlli un po'...
-Mezzanotte!- disse Cenerutolo, e sbiancò.
-E io devo ancora giocare la schedina!-
Girò sui tacchi e dribblò i tavoli come terzini.
- Cameriere, il parmigiano!- urlò la Sperelli.
-Dove va?- Ma Cenerutolo già pedalava a tutta andatura verso il bar ella stazione.
-Se n'è andato- scoppiò a piangere la Sperelli, e tirò la minestra in faccia al presidente del tribunale.
-Ma chi è quel maitre? Perchè non porta il parmigiano alla mia bambina?- disse il Re dell'Acciaio-
-Perchè con la minestra di fagioli ci vuole l'olio- disse la Regina della Ghisa, che la sapeva lunga. Ma la principessina Sperelli piangeva e piangeva, e le lacrime e il rimmel scorrevano per il pavimento.
-Un milione a chi ritrova quel maitre!- urlava il Re dell'aciaio. - Due milioni! Tre milioni! Tutte le mie fonderie!
-Che scandalo- dicevano le signore-bene - un maitre che pianta lì di servire, e nessuna sa chi è, e da dove viene-.
Allora la Regina della Ghisa, che la sapeva lunga, disse: - C'è un capello nella minestra!-
-E' suo, è suo- gridarono tutti -è del cameriere misterioso.
-E' un capello incredibilmente grasso, attorcigliato, crespo e sporco - disse Alexander, il parrucchiere delle dive. - Così c'e n'è uno su un milione
-E' mio, è mio, dissero Toni, Rufus e Luis, e furono immediatamente incriminati per falso dai numerosi generali presenti. Il Re dell'Acciaio andò alla camera del lavoro, s fece dare una lista di camerieri, ne passò in rasegna tremila, ma nessuno aveva un capello de tipo cercato.
Cenerutolo, che non avendo le marchette non era nella lista, avrebbe continuato a lavar piatti fino alla morte, cantando "Core ingrato" e tifando Napoli. Ma il destino autò i due giovani, La Maserati degli Sperelli investì Cenerutolo mentre in bicicletta recapitava una torta a domicilio.
- E' lui, gridò la Sperelli vedendolo sotto le ruote.
Lo curò amorosamente, poi lo assunse a 120.000 lire al mese più i contributi.Lo mise in batteria con due maggiordomi Somali, una balia friulana e un cuoco francese. E vissero insieme felici e contenti, a parte Cenerutolo.

giovedì 29 ottobre 2009

Due improvvise botte di buonismo di Tremonti.


Alcuni mesi fa lo strano fenomeno è iniziato con le banche.

Tremonti ha detto: "Le banche devono essere più sensibili alle esigenze di liquidità degli imprenditori", e lo ha ribadito anche ora che la crisi economica mondiale sta finendo.

In tanti sono sobbalzati di fronte al giornale o alla tv quando poi il professore di diritto tributario e ministro delle Finanze ha rincarato la dose: "Non si può costruire un futuro col lavoro precario, il posto fisso è un valore".

Epifani, leader della Cgil, ha commentato: "Parla come un nostro iscritto", evidentemente compiaciuto.

Tremonti ha spiazzato un po' tutti, visto che in passato ha esposto ben altre idee ed a molti appare come un freddo uomo di numeri.


Buoni gli intenti, ministro, ma adesso, seguano i fatti.

Pierluigi Bersani eletto segretario del Pd. Auguri a lui e speriamo che sia un leader forte.


Il Pd ha scelto. Ha votato a larga maggioranza Bersani come suo leader, al primo turno.
Ora non deve ricadere nei soliti intrighi di palazzo: chi vince comanda, e i capi di correnti interne allo schieramento dovranno dare segno di correttezza non remandogli contro, come hanno fatto con Veltroni.

Lo stesso Veltroni disse: "Auguro ai miei successori di non ricevere dal partito lo stesso trattamento che io ho ricevuto".

A Bersani chiediamo coraggio, la volontà di imporre le proprie idee perchè c'è bisogno di una leadership reale, che non si ottiene con interminabili discussioni, con governi ombra o chiedendo ad almeno sei o sette persone il proprio parere prima di prendere la più piccola decisione. I tempi del raduno di Caserta con 40 esponenti di coalizione sono finiti, almeno ce lo auguriamo di tutto cuore

Piero Marrazzo deve restare in sella.


Piena solidarietà a Piero Marrazzo.

Il governatore della regione Lazio è stato vittima di un ricatto da parte di alcuni carabinieri per colpa di un video che lo ritrae in intimità con un trans.

Per lo scandalo che è derivato da ciò, e per l'incrinamento dei rapporti familiari che ne è derivato, Marrazzo si è dimesso, adducendo un certificato medico.

L'ex conduttore televisivo è vittima di una macchinazione, forse politica, e il suo schieramento ha potuto saggiare che chi di scandalo ferisce, di scandalo perisce.

Il fatto disdicevole non riguarda il governatore della regione Lazio, la cui privacy è stata violata e il cui atteggiamento istituzionale rimane integro.

Ciò che fa capire che un salto qualitativo a livello politico ancora non c'è, è l'atteggiamento della sua maggioranza e dell'opposizione in consiglio regionale.

Una attestazione di solidarietà generale e un invito a proseguire il suo mandato avrebbe posto la parola fine all' "era degli atti vili" , e ad una interpretazione deteriore del confronto politico.

Marrazzo deve rimanere, proprio per dimostrare che ciò che gli è accaduto non ha niente a che vedere con la sua gestione della regione Lazio, tanto più che la magistratura non ha ravvisato ipotesi di reato nei suoi confronti.

venerdì 23 ottobre 2009

I racconti dell'età dell'oro

Non capita spesso di vedere, al termine della proiezione di un film, al cinema, le luci che si riaccendono e gli spettatori che si rialzano con un sorriso soddisfatto, segno palpabile che il film ha fatto centro.


Ed è per questo che vale la pena scrivere di questa pellicola recente, presentata all'ultima rassegna del cinema di Venezia: possiede un linguaggio comunicativo fresco, diretto, mai banale e soprattutto fuori dagli schemi del già visto.
Sono episodi tratti dalla realtà che mantengono intatta la loro autenticità anche nella loro trasposizione artistica, ben girati, ben recitati, con ironia e dramma che si fondono.
Cinque registi hanno fatto rivivere sullo schermo vere e prorie leggende metropolitane: Ioana Uricaru, Hanno Höffer, Răzvan Mărculescu, Constantin Popescu e Cristian Mungiu, regista pluripremiato e attualmente sulla cresta dell'onda.
La sceneggiatura di tutto il film è dello stesso Mungiu, promotore dell'opera che ha creato l'amalgama tra tanti stili di regia diversi partecipando alla realizzazione artistica e facendo da promotore e supervisore.
In un colloquio privato di Mungiu con alcuni conoscenti e colleghi, durante un'edizione del festival del cinema di Venezia, qualcuno sollevò il dubbio che ormai tante produzioni fossero create più per i festivals che per gli spettatori.
Fu così che il regista rumeno decise di coinvolgere altri autori connazionali in un'opera che mettesse al centro la gente del suo paese, trovando di estremo interesse mettere su pellicola quelle leggende metropolitane e grottesche che circolavano all'epoca del regime quando le condizioni di vita erano più dure e la libertà era una parola preziosa e a tratti irraggiungibile.
Si tratta di storie probabilmente vere, comunicate tramite il passaparola. Se ne parlava spesso facendo la fila per ottenere il cibo razionato dalle autorità, durante gli ultimi quindici tremendi anni del regime di Ceausescu che portarono il popolo alla ribellione finale.
Forse il motivo principale di ribellione fu proprio la fame, scavalcando come priorità anche l'esigenza di libertà.
Ironico è dunque il titolo scelto "I racconti dell'età dell'oro", e la scelta di chiamare leggenda ogni singola storia, proprio per esaltarne la connnotazione di leggenda meropolitana.
Sono spezzoni che per il contesto di povertà e la chiave grottesca ricordano un po' i films di Kusturica. In Italia circola una versione con soli quattro episodi, ma a quanto pare ne sono stati girati sei.
Uno dei due episodi che non c è dato di vedere è tra i più esilaranti e al tempo stesso drammatici, ovvero "L'imbottigliamento dell'aria".
Da sottolineare è che in Romania il film non è ancora uscito. Nella versione Romena (chissà perchè preferiamo "rumeno", anzichè "romeno", termine più corretto, secondo i linguisti) i sei spezzoni sarano divisi i due parti:
4 episodi nel gruppo "racconti sulle autorità" e 2 come "racconti d'amore".

Riassumiamo i quattro sketches della versione italiana.
La leggenda della visita ufficiale
Un funzionario di partito piomba nel villaggio di Vizuresti, ultima tappa della visita di una delegazione indiana. Tutto deve essere pianificato alla perfezione per accogliere al meglio gli ospiti, e tutto il villaggio ha il dovere tassativo di collaborare.
Ma due contrordini consecutivi provenienti da Bucarest e una cena con qualche bicchiere di vino di troppo fanno sì che il funzionario statale coinvolga il sindaco del paese e altre persone in un tragicomico contrattempo.

La leggenda del trasportatore di pollame
Un autotrasportatore di pollame, per fare una gentilezza ad una bella locandiera, rompe il divieto di non aprire il camion fino alla consegna e preleva delle uova fresche dalle gabbie, finendo in galera.
La leggenda del fotografo
E' in corso la visita di Giscard D'Estaing a Ceausescu, e il giornale "Scinteia", principale organo del partito, ordina al fotografo e al suo assistente di recarsi in fretta sul posto,fotografare l'evento e tornare altrettanto rapidamente: il giornale deve andare in stampa e non c'è tempo.
Qualcosa però va storto: Ceausescu si toglie il cappello di fronte all'ospite straniero, e sembra quasi un'atto di deferenza.
Inaccettabile: bisogna ritoccare la foto. Si decide di mettere il cappello anche al presidente. Ma la fretta è tale che i fotografi non hanno il tempo per finire il loro lavoro, e viene stampato il giornale con una singolare immagine: Ceausescu ascolta il discorso di D'Estaing con un colbacco in testa, ma col cappello vero ancora in mano.
Si bloccano le stampe e il giornale non andrà in edicola, ma qualcuno riesce lo stesso ad averne una copia, ridendo lui, una volta tanto, del suo dittatore.

La leggenda del poliziotto ingordo Un poliziotto riceve in dono un maiale vivo in un periodo di grande fame.

Deve ucciderlo, dunque, per poter mangiare. Per non suscitare la curiosità dei condomini, sigilla la cucina, stacca l'elettricità, apre una bombola del gas e vi rinchiude il maiale, asfissiandolo.

Ha rischiato di far saltare in aria l'intero palazzo, ma ha raggiunto lo scopo. Non ha calcolato però un'altro particolare..

mercoledì 21 ottobre 2009

Piazza "salotto", è ora di darle un nuovo volto













A sinistra, Piazza della Rinascita com'era fino ad alcuni anni fa, mentre a destra è fotografata allo stato attuale. Sono tra l'altro visibili i cavi che reggono le palme nuove e sfrondate, probabilmente per un capriccio stilistico del progettista.

"Piazza salotto? Piazza Kabul! Il vecchio salotto non esiste più da tempo!"

Così in un vecchio spot elettorale, Lorenzo Valloreja stigmatizzava lo stato di abbandono della nostra "Piazza della Rinascita", familiarmente ribattezzata dai pescaresi Piazza salotto.

Ma Valloreja, come gli altri pescaresi, non sapeva che il peggio doveva ancora venire.

C'è stato un rifacimento, alcuni anni fa, che ne ha determinato un ulteriore degrado .

Nonostante elementi architettonici e pavimentazione rinnovati, la piazza principale di Pescara si è assai imbruttita, tanto da far preferire i precedenti segni di usura.

Lungi dal farne un caso politico, mi interessa di più analizzare lo sfacelo con un intento costruttivo.

Sono stati cancellati in un solo colpo alcuni pini marittimi, una bella fila di magnolie posta al centro del suo perimetro, una fontanella nei pressi dell' "elefante" che è stata quasi sostituita, a pochi metri, da due orrende pedane.

Stendo un velo pietoso sul "Wine glass", opera che si è rotta da sola dopo pochi giorni dalla sua installazione a colpa di una gelata e rimasta così, all'abbandono, in attesa dello sviluppo di vicende giudiziarie che riguardano il suo finanziamento.

Mi piace confrontare invece le vecchie palme che c'erano prima, circondate da comode panchine, grandi e rigogliose, con quelle rinsecchite, simili a scopettini, che ci sono adesso, qualcuna sorretta anche da cavi metallici.

Gli spazi vuoti rimasti nel salotto di Pescara sembrano simboleggiare dei vuoti metafisici, e francamente ricordano, in brutto, alcuni spazi e piazze vuote presenti nei quadri di Giorgio De Chirico e di Morandi.

Le palme di Pescara distrutte dal "punteruolo rosso". Pronti duecentomila euro per tamponare l'emergenza.


E' un'insetto piccolo piccolo, che sta nel palmo di una mano, e vagamente ricorda una coccinella. Eppure, il punteruolo rosso sta dando tanti dispiaceri a noi pescaresi, che stiamo vedendo la nostra riviera imbruttita a causa della malattia delle palme che tale animaletto ha determinato.
Sarebbero 70 su 700 le piante definitivamente compromesse, ma quele ammalate sono di sicuro molte di più.

Si sono presi dei provvedimenti, (che per Nico Lerri del Pdl sono stati tardivi, da parte della precedente giunta che ne aveva dato il via).

Poco importa, ora che è più produttivo puntare sulle misure ulteriri a prendere.

Innanzitutto c'è l'inverno incombente a dare tregua alle piante, in quanto il morbo si diffonde con meno rapidità in tale stagione.

Sono poi pronti da parte del comune altri duecentomila euro da devolvere in favore della cura delle piante.

Per sconfiggere il fenomeno, però, serviranno ulteriori interventi, tra i quali anche un'opera di disinfestazione sulle palme dei privati cittadini, che, per la risoluzione del problema, dovrebbero dare il via libera alla bonifica. In caso di diniego, le altre palme potrebbero essere nuovamente contagiate, in un circolo vizioso che non gioverebbe a nessuno.

Intanto c'è anche un'altra fase da mettere in preventivo: la sostituzione delle palme irrecuperabili con altre nuove. A tal proposito si è ventilata l'ipotesi di impiantare palme da cocco, che sarebbero resistenti all'opera del punteruolo rosso.

Un sorriso benevolmente ironico percorre le labbra di qualcuno, però.
Chi è che non ricorda tra i pescaresi quelle splendide, robuste e rigogliose palme che c'erano in "Piazza salotto" prima del suo rifacimento? I giovani amavano sedersi sulle panchine costruite attorno ad esse, e qualche volta capitava di sentirsi cadere in testa delle piccole noci, sorta di frutti di quelle piante sane.
Rischieremo dunque un trauma cranico passando sotto le palme da cocco?